TOPONOMASTICA LATINENSE

Enciclopedia online delle vie e piazze della città di Latina

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Una delle ragioni per cui la toponomastica, spesso, sale alla ribalta delle cronache sono di certo gli errori e gli strafalcioni che le amministrazioni comunali commettono nel dedicare un'area a qualcuno oppure, più spesso, nel confezionare la targa. Il caso che per primo salta alla mente, soprattutto per l’occasione in cui s’è verificato e la vasta risonanza mediatica che ha avuto, è quello che nel giugno 2021 ha riguardato il Comune di Roma ed il largo dedicato al decimo Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che doveva essere inaugurato con una solenne cerimonia alla presenza delle più alte cariche dello Stato con il conseguente scoprimento della targa marmorea. Targa che, però, è rimasta pietosamente velata dal drappo giallorosso d’occasione, non perché – come un comunicato ufficiale aveva inizialmente asserito – durante il montaggio si fosse scheggiata, bensì perché il secondo nome di Ciampi era stato scritto Azelio, senza la G. Un marchiano inciampo anagrafico che il suddetto drappo lasciava inesorabilmente intravedere in trasparenza e che ha ispirato commenti indignati, frecciatine sarcastiche e battute sulla stampa italiana ed estera.

È un fenomeno che, per l'ignoranza di chi di dovere, per la sciatteria della ditta incaricata o per la distrazione di qualche impiegato, finisce per riguardare un po' tutta Italia, da nord a sud, senza eccezioni. Lo dimostrano i casi di Ravenna, dove Guglielmo Marconi è passato dall'inventare la radio all'inventare la radiografia; oppure di Lecce, dove in località Frigole spunta una Via del Bao Bab; mentre nelle vicine Trepuzzi e Modugno si "italianizza" senza pensarci due volte il nome dei presidenti USA. E sembra che in Puglia vada di moda storpiare i nomi, come si evince dal caso di Palo del Colle (dove Roosevelt diventa Rooswelt) e di Francavilla Fontana, dove una via ricorda Massimo "D'Azelio" (senza quell'ingombrante G). E che dire di un grande come Dante Alighieri? Se a Nimis (UD) e nel Lazio, a Colleferro, lo conoscono così bene da chiamarlo col solo nome, abbreviando il cognome, a Noto (SR) gli regalano - gentile omaggio dell'Amministrazione - anche qualche lettera in più. Le didascalie esplicative che sempre più di frequente - e per fortuna - corredano i cartelli delle nostre città sono terreno fertile per errori più o meno gravi, da Belpasso (CT), dove Giordano Bruno ha viaggiato indietro nei secoli ed è andato a fare il matematico, a Giubiano (VA), dove anche il sindacalista Guido Rossa ha viaggiato nel tempo, trasferendosi nel '700 a fare il sacerdote. E si potrebbe continuare per ore, dagli apostrofi inopportuni ai cognomi sbagliati, dai toponimi equivocati alle date confuse, dai nomi mutanti fino alle vocali ed alle parentesi sparse come capperi nella salsa tartara. Sono casi diffusissimi, qualche osservatore più attento ne ha anche fatto una simpatica raccolta (come quella a puntate del giornalista Roberto Angelino, qui i link: 1, 2, 3, 4), proprio con la finalità di attirare l’attenzione su queste carenze e trovare una soluzione decente. E quando non ci pensa il Comune, ci si mette Google Maps, con le sue imprecisioni geografiche (che non sempre vengono corrette), a rendere la vita difficile a chi cerca un indirizzo, tanto a Livorno quanto ad Aprilia.

E poteva la nostra città essere da meno? Poteva sfigurare di fronte a Ravenna, Parma e tutte le altre città? Fuori discussione. Tra una didascalia che dà informazioni sbagliate, confusioni nelle denominazioni e più di qualche errore d'italiano, la città bonificata ripiomba nelle paludi della trascuratezza, della negligenza, del placido menefreghismo, all'insegna del motto "ma tanto chi se ne accorge?". E la cosa grave è che, nonostante alcune di queste sviste siano state segnalate in più occasioni dalle testate locali (ad esempio dal giornale Il Caffè, numeri 156 e 255, reperibili qui in pdf), nessuno ha provveduto a correggerle e sono lì da anni a testimoniare la noncuranza degli amministratori locali. Ho voluto, perciò, raccoglierli tutti in una pagina appositamente dedicata, anche perché aggregati (magari) godranno di più visibilità e (magari) stuzzicheranno la sensibilità di qualcuno, ed alla fine (ancor più magari) si giungerà ad una piena correzione ed alla crocifissione del responsabile dinanzi al Circolo Cittadino.

E chi sarà il responsabile, che vedremo (goliardicamente, s'intende) crocifisso sotto i portici? Il Comune? Certo, quando l'errore deriva da informazioni sbagliate che vengono fornite alla ditta incaricata; poiché non credo che sindaci ed assessori realizzino a mano targhe e cartelli, si avvarranno di imprese specializzate nella cartellonistica. L'impresa, dunque? Sì, quando l'errore è stato commesso da suoi impiegati o dipendenti, che hanno letto sbadatamente o mal compreso le note, magari corrette, provenienti dall'amministrazione. Ma in questo caso, la colpa ricadrà anche sull'amministrazione, che non ha posto rimedio alla svista intimando alla ditta di emendare le ciofeche che ha scritto, a spese della medesima. Chi altri? Sarebbero da aggiungere al novero dei colpevoli, forse, anche i cittadini, i quali, generalmente, quando sentono parlare di toponomastica, insorgono sdegnati: "ma ti pare che con tutti i problemi che ci stanno, le buche, l'erba alta, la monnezza, le fioriere brutte in Via Sezze, pensiamo a 'ste cose? Chi se ne frega dei nomi sbagliati, noi vogliamo le fioriere belle!". Infatti, i risultati si vedono.

 

Errori comuni

Iniziamo col trattare gli errori più comuni che possono incontrarsi sulle targhe stradali della città di Latina. Sono imprecisioni talmente diffuse che non vengono notate dalla maggior parte dei cittadini e, se vengono notate, non ne scaturisce più di un commento distratto o di una scrollata di spalle. Forse il motivo è anche la scarsa incidenza pratica che, in definitiva, tali inesattezze hanno sulla vita quotidiana dei latinensi, dal momento che normalmente esse non inducono in errore chi cerca un indirizzo (che sia il postino, l’ambulanza, l’ufficiale giudiziario, il conoscente che viene in visita): i cartelli svolgono ugualmente la loro missione, ossia comunicare il nome di una strada, anche se in modo trasandato e raffazzonato.

Ciò non significa, tuttavia, che debbano essere per forza tollerati, magari accampando le solite scuse che si tratta di un dettaglio di poco conto e c’è ben altro a cui pensare. Si tratta di sgrammaticature e trascurataggini che non costituiscono un buon biglietto da visita per Latina e rendono perfettamente l’idea di come alla toponomastica spesso non si dedichino la giusta quantità di attenzione ed un adeguato apporto di neuroni.

Possiamo raggruppare questi errori comuni essenzialmente in due grandi categorie: l’inversione del cognome col nome e la confusione dei qualificatori.

a) L’inversione del cognome col nome

*La targa è stata sostituita con una nuova nel 2022.

Capita abbastanza spesso, girando per le strade di Latina, d’imbattersi in qualche targa toponomastica che, contrariamente al normale, si riferisce ad un personaggio riportandone prima il cognome e successivamente il nome (per intero oppure solo con la lettera iniziale puntata). Guardando la tipologia dei cartelli con questa caratteristica, si nota come siano in gran parte simili tra loro, sicché molto probabilmente si tratta di targhe prodotte in serie, in tempi diversi, su indicazioni provenienti dagli ufficî comunali. È un fenomeno che coinvolge in modo particolare alcune zone, come Borgo Podgora, dove la stragrande maggioranza delle targhe risulta scritta in questa maniera maldestra, oppure alcune traverse di Strada del Piccarello.

Se dal punto di vista estetico la scelta di anteporre il cognome al nome su una targa stradale appare se non altro stravagante, forse un po’ fuori posto, dal punto di vista linguistico e grammaticale è senza dubbio errata. Come più volte ribadivano i docenti a scuola e come conferma con chiarezza l’Accademia della Crusca, nell’uso italiano il nome va sempre posizionato prima del cognome, con l’unica eccezione delle elencazioni alfabetiche, in cui, per praticità di ricerca, il cognome viene anteposto. C’è anche una precisa giustificazione storica, riferita dal linguista Giovanni Nencioni: il cognome nasce, invero, come specificazione aggiunta al nome proprio della persona, segnalando di frequente una sua particolare caratteristica (la paternità, la provenienza, una caratteristica somatica, la professione, etc.); sicché, come solitamente la specificazione si posiziona dopo il sostantivo cui si riferisce (ad es. la barca azzurra, un uomo biondo, un vestito rovinato, la casa abbandonata), così il cognome va apposto dopo il nome. L’utilizzo del cognome prima del nome, da sempre criticato al di fuori degli elenchi telefonici degli indici alfabetici in genere, è avvertito come una formalità tipica dell’uso burocratico, degli ambienti scolastici o militari, dove l’uso preponderante del cognome porta a “lasciare in ombra” il nome ed a far sembrare quasi naturale il suo scivolamento dopo il cognome stesso.

E se ci si riflette un momento, è proprio ciò che accade nell’uso comune quando ci si riferisce ad una via o piazza intitolata ad una persona. Si parla generalmente di Via Garibaldi, Viale Paganini, Piazza Moro, Largo Celli, omettendo il nome e privilegiando il cognome: il nome di battesimo del personaggio viene, appunto, lasciato in ombra, passa in secondo piano, per essere pronunciato solo in pochi casi, ove sia necessario per evitare qualche omonimia (ad es., per rimanere a Latina, Via Giuseppe Garibaldi e Via Menotti Garibaldi). Forse la comparsa di quest’uso formalistico sulle targhe toponomastiche è dovuta anche, in qualche misura, all’influenza degli elenchi alfabetici che generalmente si accompagnano allo stradario cittadino, dove – nel caso di toponimi riferiti a persone – correttamente il cognome figura prima del nome. Né può escludersi, infine, che questa scelta sia stata determinata dall’aura un po’ burocratica che ammanta l’accoppiata cognome-nome, che richiama alla mente ambienti formali e disciplinati e che può, dunque, esser facilmente scambiata per una scelta linguistica altrettanto disciplinata ed impeccabile.

Ad ogni modo, che la ragione sia da rinvenirsi nello zelo dell’impiegato che ricopia pedissequamente i toponimi da un elenco alfabetico o nell’errata convinzione di utilizzare un registro stilistico alto ed in qualche modo più elegante e colto, possiamo trovare una punta di consolazione (oppure un abisso di sconforto, dipende dai punti di vista) nella circostanza che non si tratta di un’esclusiva latinense, ma di un malvezzo invalso un po’ dovunque, da nord a sud della Penisola. Come dimostrano le fotografie qui sotto, è sufficiente fare virtualmente due passi su Google Street View per trovare degni esemplari ad Intra (VB), a Viadana (MN), a Paese (TV), a Rosà (VI), a Leporano Marina (TA), a Porto Cesareo (LE) e sicuramente in tante altre località.

Intra (VB): la centralissima Via Luigi Rigola

Viale Kennedy, lunga arteria periferica a Leporano Marina (TA)

Via Ippolito Nievo, nella periferia orientale di Paese (TV)

La strada dedicata ad Eugenio Montale, a Cogozzo, frazione di Viadana (MN)


Via Jean Baptiste Le Rond d'Alembert, che fronteggia la laguna di Porto Cesareo (LE)

Via Guglielmo di Occam, una breve viuzza nelle vicinanze di Porto Cesareo (LE)

Via Giuseppe Garibaldi, arteria centrale della cittadina di Rosà (VI)

La via intitolata a Martin Luther King, nella periferia di Rosà (VI)

b) La confusione dei qualificatori

Come viene spiegato in questa pagina, ogni odonimo si compone essenzialmente di due elementi. Uno è la denominazione urbanistica ufficiale (DUF), ossia il nome vero e proprio che ad un’area di circolazione è attribuito; l’altro è la denominazione urbanistica generica (DUG), o qualificatore, che – come suggerisce il nome – qualifica la tipologia di area di circolazione in questione, se una via, un viale, un vicolo, un largo, un piazzale e così elencando.

Sebbene alla collettività possa spesso apparire secondaria la distinzione che passa tra una via ed un viale o tra un largo ed un piazzale, è pur vero che i qualificatori toponomastici identificano (o dovrebbero identificare) una certa tipologia di area di circolazione in base a criterî che spesso sono ben individuati già dal punto di vista linguistico. Si tratta, insomma, di differenze sancite dal vocabolario: generalmente, ad esempio, un viale viene definito come un’ampia via urbana caratterizzata dalla presenza di alberi lungo il suo percorso e spesso divisa in più carreggiate mediante marciapiedi spartitraffico (oppure qualsiasi percorso che si dipana tra aiuole e prati in parchi e giardini); un vicolo, al contrario, è una via di modeste dimensioni, perlopiù stretta.

Deviazioni dalla norma potrebbero essere tollerate solo in presenza di usi locali, magari nati come improprietà linguistiche ma successivamente radicatisi nell’uso. Un esempio calzante può rinvenirsi in Campania ed in altre zone del Meridione, dove ai qualificatori “viale” e “parco” non necessariamente si associa la presenza di alberi, verdi colline e prati in fiore: in molte città, “viale” è solo una definizione magniloquente ed infiocchettata per designare una strada privata, soprattutto nelle località turistiche (si pensi a Castel Volturno, forse il comune con più viali d’Italia); il termine “parco”, invece, identifica spesso quello che in altre parti d’Italia verrebbe chiamato consorzio o residence, e solo di rado si trova abbinato a delle aree verdi (in Campania, esse vengono solitamente chiamate “villa” o “villetta”, a seconda delle dimensioni).


Viale John Fitzgerald Kennedy

Viale Walter Tobagi

Ogni qualificatore, insomma, qualifica con precisione uno specifico elemento del paesaggio urbano. L’Amministrazione cittadina, in tempi recenti, sembra però non aver ben chiaro il concetto: invero, in alcune zone della città, con l’installazione di nuove targhe si è assistito ad un utilizzo confusionario dei qualificatori, con viali (ed addirittura piazze) trasformati in vie.


Viale delle Medaglie d'Oro

Piazza Silvio D'Amico

Ciò avviene, sia chiaro, soltanto sulla nuova segnaletica, con i qualificatori corretti che rimangono ben saldi al loro posto nello stradario ufficiale e sulle eventuali vecchie targhe. Capita, pertanto, che Viale Kennedy e Viale delle Medaglie d’Oro, vengano ad un certo punto, e senza alcuna ragione, indicate come Via Kennedy e Via delle Medaglie d’Oro, quando magari a pochi metri di distanza un cartello un po’ più attempato riporta la corretta dicitura “viale”. Similmente avviene nel parcheggio situato dietro al teatro cittadino, che sulle targhe murali di marmo si chiama Piazza Silvio D’Amico mentre sulle targhe metalliche installate nel 2021 diventa, per assurdo, Via D’Amico, nonostante si tratti con tutta evidenza di un ampio parcheggio.

È solo una parziale ed effimera consolazione il fatto che, coi qualificatori, il Comune abbia commesso strafalcioni ben più evidenti. Su Strada Lunga, ad esempio, all’incrocio con Strada Sabotino, è da tempo installato un cartello che si potrebbe tranquillamente definire sbagliato, fuorviante, desolante, anche irritante volendo: ogni aggettivo in questo senso sarebbe adatto. Vi si trova scritto, infatti, “Via Strada Lunga”. Non è la strada che ha cambiato nome, come potrebbe venir da pensare, ma più semplicemente qualcuno non ha capito che cosa andasse scritto sulla targa quando l’ha stampata. A Latina, tutte le vie situate fuori dal centro urbano si chiamano ufficialmente “strada”, anche se nel parlare comune vengono spesso definite “via”: si sente così parlare di Via Lunga, Via Sabotino, Via Litoranea, Via della Chiesuola eccetera, quando sarebbero, in verità, delle "strade". A nessuno, però, è mai saltato in mente usare tutti e due i termini assieme: sarebbe, in pratica, come dire “Via Corso Matteotti”, “Via Viale Le Corbusier” o “Piazza Largo Celli”. Una sgradevole ed inutile ripetizione, insomma. Addirittura scriverlo sul cartello è proprio un errore da matita blu.

A Borgo Podgora, invece, al termine di Via Thomas Edison, dovrebbe esserci l'omonimo Piazzale Edison. Invece no: secondo quanto dice il cartello, ci troviamo in “Edison” e basta. Per una volta che le iniziali ed il cognome sono nell’ordine giusto, sono scritti correttamente e la didascalia è esatta, manca l'indicazione fondamentale!

Il cartello di "Via Strada" Lunga

Secondo la targa, non siamo in Piazzale Edison ma in... Edison e basta!

 

Errori gravi

Com’è stato già anticipato, oltre ai più diffusi errori appena trattati, la toponomastica di Latina regala anche delle “perle d’ignoranza” ben più grosse e scintillanti. Si spazia dagli errori d’ortografia, con cognomi storpiati e doppie messe a caso, fino ad errori storici e geografici: quest’ultimi trovano il proprio habitat naturale principalmente nelle didascalie che, di frequente, si leggono sulle targhe di più recente installazione e che, in teoria, servirebbero a spiegare, con brevi cenni, a chi o che cosa si riferisce il toponimo.

Nel calcolo totale dei cartelli presenti nel territorio comunale, la percentuale di errori, fortunatamente, è bassa, essendo molte di più le targhe scritte in maniera corretta e senza imprecisioni. Tuttavia, a volte, la portata degli errori è tale che la gravità finisce per avere la meglio sulla quantità, soprattutto se si pone attenzione ad un dettaglio che, alla fine, tanto un dettaglio non è. Su diverse targhe, infatti, campeggia ben visibile lo stemma comunale, accompagnato dalla scritta “Città di Latina”: vedere il simbolo ufficiale della comunità affiancato a certi errori da prima elementare, quasi alla stregua di un timbro che ne intenda attestare la validità o la paternità, desta un po’ d’impressione.

Viene da domandarsi se chi ha gestito l’installazione delle nuove targhe viarie che, intorno al 2008, sono state posizionate un po’ in tutta la città in sostituzione di quelle più datate, si sia interrogato sul senso di quello che andava facendo. In verità, sorge spesso il dubbio che chi ha fornito le indicazioni per realizzare la targa abbia ricopiato il nome così com’era da un elenco alfabetico, senza preoccuparsi di capire chi o che cosa fossero le misteriose creature cui l’Amministrazione aveva deciso di dedicare una strada.

a) Errori di ortografia

Se, come spesso viene affermato, la toponomastica ha anche una funzione educativa, quasi pedagogica, poiché tramanda storie, individui ed eventi del passato tentando di mantenerne viva la memoria, in certi casi viene quasi da sperare che gli alunni siano distratti. Così è nel caso dello scempio di nomi e cognomi sulla cartellonistica stradale, che a Latina (nonostante la presenza dell’aeroporto militare) sembra avere come obiettivo privilegiato gli aviatori.

Lungo Strada del Piccarello, il pluridecorato aviatore veneto Guido Masiero si trasforma, sulla targa che lo commemora, in Guido "Masieri". Non si tratterebbe neppure di un erroraccio, soltanto lo sbaglio di una lettera, cui è possibile rimediare con poco sforzo, applicando un semplice adesivo sul cartello. Molto più grave, ed inspiegabile, ciò che è accaduto al generale ligure Luigi Questa, che per qualche insondabile motivo, prima sul cartello installato dal Comune e poi su quello, più artigianale, che ha rimpiazzato il primo, ha finito per diventare uno spagnoleggiante Luigi "Quesada". Fortunatamente, una mano ignota (forse un benemerito residente) ha confezionato a mano un cartello che riporta il nome esatto, con tanto di date e professione. Medesima sorte era toccata all’aviatore sardo Mario Aramu, intestatario di una via situata poco distante, che secondo il Comune doveva chiamarsi "Aramau": in questo caso, però, l'Amministrazione è intervenuta a correggere lo sbaglio posizionando una nuova targa.

Fortunatamente, talvolta l’Amministrazione corre ai ripari e sostituisce le targhe errate con altre corrette. Ciò è accaduto nel Quartiere Persicara (Q3), dove lo scultore Medardo Rosso per circa un decennio aveva visto il proprio nome storpiato in "Rosso Metardo": non solo il cognome era stato messo prima del nome (problematica già affrontata in precedenza) ma il nome era pure sbagliato. Nel 2022, l’installazione di nuovi cartelli ha reso giustizia all’artista, ripristinando il nome corretto.

Un nome pasticciato si trova anche a Campo Boario, dove una traversa di Via Giuseppe Sirtori, dedicata al poeta latino Caio Valerio Flacco (originario di Sezze), sarebbe invece intitolata – stando al cartello – ad un tale “Cairo” Valerio Flacco. Forse l’autore di questo strafalcione voleva dare al letterato setino una sfumatura egizia, per renderlo un po’ più esotico?

A Latina Scalo, lungo Via del Murillo, gli strafalcioni della toponomastica sfociano involontariamente nella comicità. Una freddura ormai datata chiedeva quale fosse il fiore più infelice del mondo, per poi rispondere, sfoderando un semplice giochino di parole, il rododendro, perché “si rode dentro”. Evidentemente, a Latina, il Comune ha preso questa storiella sin troppo sul serio, visto che sulla targa stradale installata recentemente è riportata proprio la dicitura “Via del Rododentro".

Dai fiori dello Scalo, spostiamoci alle montagne del Rione Gionchetto (R10). Sulle targhe viarie che, intorno al 2008, sono state installate in Via Gran Sasso d'Italia, la didascalia esplicativa commette un errore di ortografia da matita blu. Il Gran Sasso è infatti collocato nell’“Appennino abbruzzese”, con ben due b, in ossequio al sempre valido principio melius abundare. E l’errore si ripete uguale uguale anche nelle altre due targhe presenti lungo la strada, in ossequio all'ancor più valido principio errare humanum est, perseverare diabolicum. Insomma, 7+ in geografia (finora), ma in italiano meglio lasciar perdere. Lo dimostra, poco lontano, in Via Appennini, la targa che recita “Via Monte Appennini”. Non è per essere pignoli o pedanti, però gli Appennini saranno, al massimo, dei monti: perché ridurli ad un solo, misero "monte"?

b) Errori storici e geografici

Probabilmente, la scelta di trasformare al singolare gli Appennini deriva dalla consapevole volontà di controbilanciare quanto accaduto, a poche vie di distanza, con riferimento al Monte Gennaro. Secondo la didascalia sul cartello, infatti, questa singola vetta dei Monti Lucretili s’è trasformata in un’intera "catena montuosa". E pare proprio che nel Rione Gionchetto non ne vogliano sapere di approfondire un po’ la geografia, altrimenti strafalcioni come quello che riguarda Via Moncenisio non sarebbero accaduti. Invero, sempre sulle famose targhe installate intorno al 2008, viene chiaramente riportata la didascalia “catena montuosa delle Dolomiti": peccato, però, che le Dolomiti siano in Veneto, mentre il Moncenisio stia da tutt'altra parte, ossia in Piemonte, tra le Alpi Cozie e le Alpi Graie. A questo punto, resta da capire per quale motivo il Comune di Latina voglia far credere ai cittadini che un colle della provincia di Torino, al confine con la Francia, si trovi in realtà in Veneto, quasi al confine con l'Austria.

La geografia è un’opinione anche a Foce Verde, dove si trova Via Panaria. Come gran parte delle traverse di Strada Lungomare, anche questa si riferisce (seppur con il nome dialettale) all’isola di Panarea, rinomata meta turistica nell’arcipelago siciliano delle Eolie. Guardando il cartello, però, la didascalia sostiene che non si trova nel Mar Tirreno, bensì nel Mar Ligure. Una rapida occhiata ad un atlante d’Italia, però, ci conferma che non c’è alcuna Panaria lungo le coste liguri; al massimo, nel Golfo della Spezia, di fronte alle Cinque Terre, sorge l’isola di Palmaria, con la quale si è probabilmente confuso chi ha impartito le direttive per realizzare il cartello.

Più volte segnalata, anche via social, e sempre ignorata è anche la svista incredibile sulla targa di Via Montenero, appena dietro la chiesa di Santa Maria Goretti, in un quartiere dove le vie ricordano, prevalentemente, importanti battaglie della I Guerra Mondiale. Ebbene, tra la famosa battaglia combattuta nel 1915 sul Monte Nero e la sconosciuta omonima frazione di Livorno, secondo voi Latina quale ha scelto? Ovviamente la seconda, benché questa piccola località toscana nulla abbia di tanto rilevante da farsi dedicare una strada. Si ignora l’origine dell’errore nella didascalia, ma a voler pensar male un piccolo indizio può venire da Wikipedia: se infatti si cerca "Montenero" sulla nota enciclopedia online, la voce "quartiere di Livorno" è la prima che si trova.

Rimanendo nel centro di Latina, accanto al teatro cittadino, s’incontra Via Don Minzoni, intitolata al sacerdote antifascista ucciso nel 1943. Tuttavia, secondo la targa murale ubicata all’angolo con Viale XXI Aprile, invece di chiamarsi Giovanni, come riportano tutti i libri di storia, si chiamava Vincenzo o Valentino o Vito: insomma, un nome con la V. La stessa svista si trova appena dietro al tribunale, al crocevia tra Via Cicerone e Via Ulpiano. Quest’ultima, infatti, viene segnalata come “Via V. Ulpiano”: però, il giurista romano di nome faceva Domizio, con la D, e l’iniziale riportata sul cartello non c’entra nulla.

Abbiamo già visto come le targhe stradali collocate lungo Strada del Piccarello abbiano storpiato più volte i cognomi di alcuni noti aviatori. Un’altra svista “aviatoria” si trova nel Quartiere Nuova Latina (Q4), dove le nuove targhe stradali apposte intorno al 2008 riportano la dicitura “P. A. Locatelli”. Sembrerebbe, quindi, che la via ed il largo vogliano ricordare il compositore bergamasco Pietro Antonio Locatelli (1695-1764), visto anche che tutte le aree di circolazione del quartiere sono dedicate a musicisti italiani: un musicista tra i musicisti, insomma, come pare logico. Invece no: le nuove targhe riportano, sotto al nome, la didascalia “asso dell’aviazione Medaglia d’Oro al Valor Militare”. Questa descrizione si riferisce, tuttavia, all’aviatore e politico Antonio Locatelli (1895-1936). In pratica, i nuovi cartelli dedicano le due aree a due personaggi contemporaneamente: con il nome ricordano il musicista Pietro Antonio, con la didascalia il quasi omonimo aviatore.

Un errore simile è capitato a Borgo Podgora: come ci segnala Stefano Ippoliti, i cartelli che segnalano Via Pascal si riferiscono al personaggio sbagliato. Le targhe, infatti, non recano il nome del famoso matematico e filosofo francese Blaise Pascal, bensì quello di suo padre Etienne Pascal (anzi: “Pascal Etienne”, col cognome prima del nome, come avviene per gran parte delle vie di Borgo Podgora). Etienne, magistrato e presidente di una corte amministrativo-finanziaria francese, fu uomo di cultura vastissima e si dedicò allo studio della matematica e della geometria, dando il nome alla “lumaca di Pascal”, un tipo particolare di curva. Nonostante i suoi indubbî meriti scientifici, sembra però piuttosto strano che Latina abbia scelto di intitolare una strada a lui e non al ben più celebre figlio Blaise: se davvero così fosse, sarebbe l’unica strada in Italia a portare il nome di Etienne Pascal. Il dubbio che si tratti, invece, di un errore – forse frutto, ancora una volta, di una poco accurata ricerca su internet – si consolida se consideriamo che la didascalia sulla targa definisce Pascal “magistrato”: se si cerca su Wikipedia, è proprio questa la prima qualifica che viene indicata.

Spostiamoci nel Rione Piccarello (R2), in un reticolo di strade dedicate ad antiche popolazioni, tra cui troviamo anche Via dei Volsini, una traversa della S.S. 156 Monti Lepini. Il popolo dei Volsini, effettivamente, non è molto conosciuto, essendo ben più conosciute le due città da loro fondate, tra cui l'odierna Bolsena (l'antica Volsinii Novae). Tuttavia, la targa apposta dal Comune sostiene che la via, posta in un quartiere ove – come accennato – tutte le vie ricordano antichi popoli italici, non si riferisce alla popolazione ma alle omonime città da questi abitate.

Poco lontano, ancora un “disastro aviatorio” in una traversa di Strada del Piccarello dedicata all’asso dei cieli Francesco Baracca. Come aveva già segnalato nel 2019 l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, nella didascalia che sottolinea il nome della strada, la data di morte è infatti posticipata di un anno: Francesco Baracca è infatti morto nel 1918, abbattuto col suo velivolo mentre era impegnato in un’azione di mitragliamento sul Montello, non nel 1919, a guerra già terminata, come sostiene la targa stradale.

Non di un solo anno, bensì di 50 anni sbaglia, invece, la targa posizionata all’incrocio tra Via Don Carlo Torello e Via Gaetano Donizetti. Il compositore bergamasco – che già in passato, su un cartello poi sostituito, era chiamato Donizzetti con due z anziché con una – nacque nel 1797, non nel 1747 come afferma la didascalia. Il fatto curioso è che l’altra faccia dello stesso segnale riporta, invece, la data di nascita esatta.

Continuiamo sulla S.S. 156 Monti Lepini e superiamo Borgo San Michele, per arrivare in Strada della Tenca. La strada è stata intitolata con delibera di Consiglio 5/2008 e fa parte di un gruppo di traverse di Strada Capograssa che ricordano, nella propria denominazione, canali e corsi d’acqua ubicati nel Comune di Sabaudia: ci sono, tra le altre, Strada Gian Filippo, Strada Cassano e Strada della Beccaccia, proprio in riferimento agli omonimi fossi. A Sabaudia si trova anche il Fosso della Tenca, quindi sarebbe stato logico aspettarsi una dicitura coerente sulla targa stradale, ad esempio la didascalia "canale di bonifica" che sottolinea anche i cartelli delle strade circostanti. Invece, complice probabilmente una frettolosa ricerca online, la targa ricorda erroneamente Carlo Tenca, un patriota e giornalista milanese dell'800.

Un errore più subdolo, perché al primo sguardo tutto sembra corretto ed ineccepibile, riguarda Via Tartaruga, una traversa di Strada Torre La Felce. Nella didascalia sul cartello, infatti, si legge che il toponimo si riferisce al “rettile acquatico e di terra” che tutti conosciamo. Invece la via è dedicata ad una particolare macchina semovente utilizzata durante i lavori di bonifica, proprio come alle strumentazioni tecniche usate dai pionieri sono dedicate le vie circostanti, Via della Draga, Via della Rotaia e Via Idrovora.

Più evidente è l’errore in cui è caduto chi ha confezionato la targa di Via Pietro Verri, il cosiddetto “Asse Attrezzato” di Latina Scalo. Sul cartello, difatti, si trova la didascalia “benemerito crescita e prestigio nostra città”. Lasciando da parte lo stile un po’ telegrafico con cui è stata scritta, dovuto evidentemente a ragioni di spazio, va evidenziato come il filosofo e storico milanese Pietro Verri sia morto nel 1797, più di un secolo prima che Latina venisse pensata e costruita. La didascalia sembra, dunque, un po' fuori luogo.

Rimaniamo a Latina Scalo per un’altra didascalia errata, questa volta in Piazzale dell’Ambrosia. Questo ampio parcheggio, prospiciente le scuole, è stato intitolato nel 2008 ad un arbusto delle Asteracee, conformemente alla gran parte delle altre denominazioni dello Scalo, riferite a fiori e piante. Tuttavia, una delle targhe apposte all’epoca (quella all’angolo con Via Parmenide) riporta invece, al di sotto dell’odonimo, la didascalia “dirigente scolastico”. Dal momento che le altre targhe poste sul piazzale sono prive di didascalia e che non risulta esservi stato alcun prof. Dell’Ambrosia a Latina Scalo (anzi, neppure risulta esistere come cognome), è probabile che si sia trattato di un errore di stampa e che la definizione “dirigente scolastico” fosse in realtà destinata ad un altro cartello con un diverso toponimo.