TOPONOMASTICA LATINENSE

Enciclopedia online delle vie e piazze della città di Latina

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Molto importante, per le precisazioni di carattere tecnico che contiene, è il Decreto del Presidente della Repubblica 496 del 16 dicembre 1992: esso è infatti il “Regolamento d’esecuzione e d’attuazione del nuovo codice della strada”. Ai fini della regolamentazione toponomastica, questo provvedimento rileva soprattutto poiché stabilisce in modo uniforme e preciso dimensioni, forme, colori e simboli dei segnali stradali verticali; nonché le loro modalità d’impiego e d’apposizione. Tra i segnali stradali verticali rientra anche il cosiddetto “segnale nome-strada”, ossia la comune targa stradale. Si avverte subito il lettore che le disposizioni in esame non sono sempre rispettate dai Comuni: è vero che per le targhe stradali più nuove si tende a rispettare forme e dimensioni prescritte dalla legge, ma si trovano spesso anche cartelli “di vecchia generazione”, che non sono stati sostituiti. Anche a Latina è evidente questo fenomeno, come si può vedere in questa pagina.
Il segnale nome-strada è disciplinato analiticamente negli 8 commi dell’art. 133 del DPR 496/1992. Inizia il comma 1 dicendoci che cosa esattamente è il segnale in questione: “Il segnale nome-strada indica il nome di strade, vie, piazze, viali e di qualsiasi altra tipologia viaria e dev’essere collocato nei centri abitati su entrambi i lati di tutte le strade in corrispondenza delle intersezioni”. Possiamo già notare che quasi mai questo precetto viene rispettato: nella maggior parte dei casi, il segnale nome-strada si trova solo ad un lato dell’intersezione (normalmente il sinistro); solo in pochi casi, generalmente in grandi città come Roma e Milano, è possibile trovarlo su entrambi i lati. Il comma 2 continua, spiegando che “Nelle zone centrali della città il segnale nome-strada può essere sostituito dalle targhe toponomastiche di tipo tradizionale”. Il riferimento è alle targhe murali, in genere di pietra, che tradizionalmente si trovano nei centri storici e che spesso hanno anche un valore storico.
Il comma 3 inizia a fornirci le specifiche tecniche del segnale nome-strada, stabilendo che “I segnali nome-strada hanno le dimensioni e le caratteristiche di cui alla tabella II.15 e cornice di colore blu”. Per la tabella II.15 si veda più sotto. Il comma 4 continua spiegando come e dove il segnale può essere installato: “Il segnale nome-strada può essere applicato:
a) al di sopra delle lanterne semaforiche, con lo sbalzo tutto sopra il marciapiede, e comunque rivolto dalla parte esterna alla carreggiata. L'altezza del bordo inferiore del segnale deve essere compresa tra 3,00 e 3,50 m circa dal piano stradale (fig. II.290);
b) nelle piazze, viali alberati, ecc. su supporti posti presso il bordo del marciapiede. Ogni supporto può comprendere i segnali delle due strade in angolo, disposti secondo l'angolo formato dalle due strade, e sfalsati in altezza (fig. II.291);
c) ove esistano pali o sostegni della pubblica illuminazione o di altro tipo, il segnale può essere applicato ad essi;
d) in altri casi, ove le circostanze lo consiglino, con attacchi a muro;
e) nei casi b), c) e d) l'altezza dei segnali è compresa tra 2,50 e 3,00 m, salvo casi di impossibilità materiale”.
Il comma 5 prevede poi un caso particolare, e prescrive che “Nelle strade a senso unico il segnale SENSO UNICO PARALLELO deve essere applicato congiuntamente al segnale nome-strada, sullo stesso supporto e al di sotto di quello; i due segnali devono avere uguali dimensioni”.
Le previsioni dei commi 6 e 7 rendono il segnale nome-strada utile anche ai fini della numerazione civica, soprattutto per quanto riguarda la più veloce individuazione di civici ed indirizzi. Il comma 6 infatti prevede: “Il segnale nome-strada può contenere l'indicazione dei numeri civici relativi al tratto di strada (fig. II.292)”. Come si può leggere, non è un obbligo ma una semplice facoltà dei Comuni predisporre targhe viarie in linea con questa disposizione (c’è scritto “può”, non “deve”). Un’altra disposizione facoltativa è il comma 7, che spiega la funzione del segnale di “numero civico”, che si vede comunemente in corrispondenza dell’ingresso delle abitazioni; nella seconda parte, il comma prevede poi un particolarissimo tipo di segnale, il “numero civico perpendicolare”, abbastanza raro da trovare: “Il segnale di numero civico può essere utilizzato per indicare il numero delle civili abitazioni, singole o condominiali, secondo le norme dei regolamenti comunali in materia. Inoltre è consentito applicare, ogni decina di numeri circa, un numero civico perpendicolare all'asse stradale, fissato sui pali della pubblica illuminazione o su altri supporti, in maniera che esso appaia frontalmente alle correnti del traffico (fig. II.293)”.
Il comma 8 chiude l’art. 133 con un divieto: “Il segnale nome-strada non dev’essere abbinato ad installazioni pubblicitarie”.
La tabella II.15 riporta, con disegni e misure, le dimensioni che debbono avere i segnali nome-strada e le lettere che su di essi si trovano: potete trovarla a questo link. In breve, vi si trova scritto che le misure riportate nella tabella sono fisse e non sono ammesse misure intermedie; poi, che l’altezza del termine che indica la DUG dev’essere sempre pari alla metà del toponimo. Si prescrive poi di impaginare ogni scritta allineandola a partire dalla parte esterna del cartello, cioè quella rivolta verso l’area indicata (o comunque quella opposta rispetto al palo di ferro che regge la targa).
Altra tabella importante (questo il link) è la tabella II.18, che riguarda la spaziatura tra le lettere. Infatti, sono riportati i due tipi di alfabeto utilizzabili per scrivere sulle targhe toponomastiche (e su tutti i segnali stradali in generale): sopra si trova l’alfabeto “normale”, sotto quello “ristretto”, utile per le scritte con più caratteri. Sono riportate solo le lettere A, B e C, a titolo di esempio, sia in maiuscolo che in minuscolo, ed ognuna è circondata da un rettangolo, che indica lo spazio da lasciare, in ogni caso, attorno alla lettera. Queste prescrizioni tecniche mirano ad evitare che, sui cartelli, diciture troppo lunghe costringano a scrivere in maniera troppo ravvicinata, rendendo più difficoltosa la lettura e, conseguentemente, l’individuazione dell’area che si sta cercando. Nella sua trattazione sulla legislazione toponomastica, il Maestrelli dice che gli alfabeti allegati al Regolamento “non consentono l'uso promiscuo di maiuscole e minuscole; per l'odonimia è previsto l'uso solo delle minuscole”. Egli quindi ne deduce che il DPR 496/1992 implicitamente sconsigli alle amministrazioni comunali d’intitolare aree di circolazione a persone ed elementi geografici (visto che i nomi proprî esigono la maiuscola). Ad avviso del Maestrelli, ciò servirebbe a limitare le intitolazioni encomiastiche, per glorificare questo o quel personaggio, e le intitolazioni enciclopediche a città, fiumi, etc.; privilegiando così nomi più funzionali, come “via della stazione” o “via della posta”.
Tuttavia, ci sia permesso di dissentire. È vero che nei disegni che tale regolamento porta ad esempio l'alfabeto maiuscolo e quello minuscolo sono raffigurati separatamente, ma è anche vero che da nessuna parte è scritto che lettere maiuscole e minuscole non possano essere mescolate. La didascalia alla figura dice soltanto che “la spaziatura tra le lettere è costante per un dato alfabeto. I rettangoli intorno alle singole lettere dei varî alfabeti forniscono il valore ottimale per ogni singola lettera”. È ben possibile quindi utilizzare le lettere maiuscole e minuscole dove la lingua italiana le impone, sempre rispettando, ovviamente, la spaziatura prescritta per ciascuna lettera (ed in effetti questa è la soluzione adottata un po’ ovunque).
È vero anche che nei cartelli riportati nella tabella, a mo’ d’esempio, gli alfabeti non vengono mescolati: vi sono infatti un segnale direzionale che indica “via pola”, tutto in minuscolo, e 3 segnali direzionali di località scritti tutti in maiuscolo. Ma comunque ciò non può essere indicativo di un divieto: i cartelli raffigurati servono solo a mostrare in che modo posizionare le lettere sul segnale stradale, come si evince dalla didascalia: “Tale spaziatura è indipendente dalla lunghezza delle parole, pertanto le parole corte non devono essere superspaziate, anche in presenza di esuberanza di spazio nel cartello”. In pratica sono solo esempî di segnali stradali (con scritte corte, medie e lunghe) per chiarire che la spaziatura tra le lettere è quella e basta, non può essere diminuita, ma neanche aumentata se c’è spazio in più.
Infine, diciamolo pure, se il legislatore avesse davvero voluto sconsigliare ai Comuni d’intitolare vie e piazze a persone, fiumi e città, lo avrebbe scritto chiaramente: non lo avrebbe certo lasciato così sottinteso, come una specie di messaggio segreto che solo i più attenti avrebbero potuto scoprire ed interpretare.
E poi, ma questa è un’opinione personale di chi scrive, che nulla ha a che fare con una trattazione rigorosamente scientifica della legislazione, le “intitolazioni enciclopediche” che secondo il Maestrelli sono squallide e “rasentano il ridicolo”, alla fine non dànno alcun fastidio, ed anzi possono risultare anche affascinanti: sono forse uno degli aspetti più curiosi dell’odonomastica, vista l’ampia, fantasiosa e multiforme gamma di categorie odonomastiche che le varie amministrazioni comunali italiane hanno partorito nel tempo. A titolo di esempio, ne ho raccolte alcune in questo link.
 
 
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