TOPONOMASTICA LATINENSE

Enciclopedia online delle vie e piazze della città di Latina

HOME

STORIA TOPONOMASTICA

SUDDIVISIONI TERRITORIALI INDICI ALFABETICI
STATISTICHE

LEGISLAZIONE

DOCUMENTI CONTATTI

 

 

Il Comune di Latina e la toponomastica non hanno mai avuto un rapporto idilliaco, soprattutto negli ultimi anni; e nella sua breve storia la città ha visto susseguirsi scelte a volte discutibili da parte degli amministratori locali, in una materia che, considerata spesso marginale e degna di pochissima cura, costituisce invece uno degli specchî della storia, degli eventi, delle tendenze che connotano un territorio. È opportuno quindi, qui di seguito, riassumere velocemente le varie fasi di cui si compone la storia della toponomastica latinense.
 
Uno sguardo d’insieme
Anzitutto, è bene cominciare tenendo conto della particolarità di Latina, nata dal nulla nel 1932 in occasione della Bonifica integrale voluta dal regime fascista allora al potere, e seguita in breve tempo da altre città nel redento Agro Pontino (Sabaudia, Aprilia, Pontinia). Nel frattempo venne fondata anche Pomezia, che però, benché venga spesso accomunata alle 4 città nuove pontine e sia parte anch’essa della cosiddetta “Pentapoli Pontina”, si trova in pieno Agro Romano.
Anche la toponomastica, ed in particolar modo l’odonomastica, hanno risentito (e talora risentono anche oggi) l’influenza del regime politico allora vigente e delle opere di bonifica compiute. Al pari delle città, razionalmente organizzate nella loro architettura e nelle planimetrie, anche i nomi sono stati scelti seguendo una vera e propria strategia onomastica. Ciò emerge da un documento rinvenuto dallo studioso Antonio Rossi e riportato nel suo libro Agraldica. L'araldica civica nelle città di fondazione dell'Agro Pontino (pag. 208). Anzitutto, gli stessi nomi delle 4 città pontine sono stati attribuiti sulla scorta della tradizione romana: invero, spesso i nuovi insediamenti venivano chiamati con un aggettivo riferito magari al fondatore, all’imperatore al tempo regnante o derivato da altre caratteristiche – preceduto dal sostantivo civitas o colonia. Così il regime volle, per le sue città, dei nomi che ricalcassero quest’autorevole tradizione, omettendo però il sostantivo: abbiamo così la Civitas Littoria, ossia la città del fascio littorio e del fascismo in generale; la Civitas Sabaudia, dedicata alla dinastia dei Savoia; la Civitas Aprilia, cioè la città dell’aprile e della primavera; ed infine la Civitas Pontinia, la città dell’Agro Pontino.
A questo schema si rifà anche l’odonomastica del nucleo storico di queste città, rispecchiando gli stessi valori e gli stessi concetti trasmessi dal toponimo cittadino. L’odonomastica dell’ormai ex Littoria ruotava attorno a simboli, figure e date importanti del fascismo: la piazza principale era Piazza del Littorio, venivano poi Piazza XXIII Marzo e Largo XXVIII Ottobre, ed in principio la Circonvallazione era dedicata direttamente ed interamente a Benito Mussolini. La Civitas Sabaudia vedeva – e vede tuttora – concentrarsi la propria odonomastica su personaggî più o meno noti di casa Savoia: le strade principali sono proprio Corso Vittorio Emanuele II e Corso Vittorio Emanuele III, seguite da Corso Principe di Piemonte, Viale Regina Elena, Via Carlo Alberto, Piazza Mafalda di Savoia, Piazza Regina Margherita ed altre. Questo criterio viene seguito anche per le intitolazioni più recenti: Via Carlo Emanuele e Via Maria Teresa di Savoia sono state istituite nel 2012. Nel centro storico di Pontinia eran ricordati in buona parte i bonificatori antichi (un approfondito esame è stato compiuto dal già nominato Antonio Rossi a questo link). L’odonomastica del centro di Aprilia, infine, è stata pensata per rispecchiare proprio il concetto di primavera, fertilità e fecondità: infatti, ancor oggi i nomi delle sue strade principali derivano da fiori, frutti e piante (Via delle Margherite, Via dei Lauri, Via degli Olmi, Via delle Mele….).
 
I primi cambiamenti e la rivoluzione ideologica
La storia odonomastica e toponomastica latinense si caratterizza per il suo procedere altalenante, quasi a singhiozzo: le poche intitolazioni sparse sono intervallate da profondi e radicali interventi, generalmente volti a riordinare e riorganizzare l’assetto onomastico della città.
Questa tendenza è visibile già pochi anni dopo la fondazione di Littoria. Le prime denominazioni stradali del nuovo comune sono istituite nel 1932, con la delibera podestarile n. 3: uno dei primissimi provvedimenti della neonata amministrazione, dopo il conferimento della cittadinanza onoraria a Mussolini e la definizione dello stemma comunale. Seguono, appunto, alcune delibere mirate, con intitolazioni di singole aree o di gruppi di 3 o 4 vie, ma già nel 1938 viene avvertita l’esigenza di mettere mano allo stradario in maniera profonda e ponderata. La delibera del Podestà n. 620 del 12 ottobre 1938, infatti, prendendo atto delle modifiche apportate al piano regolatore e delle denominazioni attribuite fino a quel momento senza criterî ben definiti, procede ad un massiccio riordino della toponomastica littoriana: la circonvallazione – inizialmente chiamata con l’unico toponimo di Viale XVIII Dicembre – viene suddivisa in più parti, ciascuna con un proprio nome; alcuni toponimi sono spostati ed altri attribuiti ex novo per cercare di creare gruppi omogenei di intitolazioni (terre irredente, statisti del Risorgimento, pontefici che tentarono di bonificare le paludi e così via).
Una piccola rivoluzione, destinata ad essere spazzata via in breve tempo da una vera rivoluzione, di più grande impatto storico e di respiro nazionale. La si potrebbe definire “ideologica”, dal momento che prese le mosse dalla caduta del regime fascista e dall’affermarsi di nuovi valori di democrazia e libertà, nettamente contrapposti all’ideologia del decorso ventennio.
A partire dalla destituzione di Benito Mussolini il 25.VII.1943, proseguendo con la Liberazione nel 1945 e con l’avvento della repubblica il 2.VI.1946, in tutta Italia gli odonimi d’ispirazione fascista o monarchica furono oggetto, se non di vere e proprie epurazioni, quantomeno di consistenti ridimensionamenti. Cominciano e si compiono la IV e la V fase della storia odonomastica italiana, che vedono cittadini ed amministrazioni adoperarsi alacremente per togliere di mezzo memorie scomode e sostituirle con denominazioni neutre; oppure, in una sorta di contrappasso, con nuovi odonimi di segno del tutto contrario. Anche da noi quindi, come nel resto del Paese, i toponimi politici vengono eliminati dalle mappe (addirittura si cambia nome alla città, che da Littoria diventa Latina) in favore di nuove memorie più consone al rinnovato status quo.
Il primo intervento dell’amministrazione in tal senso avviene pochissimi giorni dopo la caduta di Mussolini, precisamente il 31 luglio 1943 con la delibera podestarile 248/1943, che cancella le denominazioni più apertamente fasciste. L’anno seguente, numerosi altri odonimi vengono cambiati dalla delibera di Giunta n. 2-1 del 7 settembre 1944 (il numero 2-1, secondo il criterio inizialmente adottato dalla Giunta, stava a significare che si trattava della prima deliberazione adottata nella seconda seduta del 1944). La nuova amministrazione procede a cancellare quasi tutte le intitolazioni concernenti i Savoia, quelle riguardanti le imprese coloniali e quelle che si ritiene richiamino troppo alla mente il passato regime, sostituendole con nuovi nomi attinti dalla storia del Risorgimento e della Resistenza. Molti di questi nuovi toponimi, tuttavia, non sopravvivranno a lungo: negli anni successivi, saranno in buona parte cambiati, alcuni troveranno posto in luoghi differenti ed alcuni dei nomi eliminati saranno ripristinati.
Nel caos che si origina da questi continui rimaneggiamenti, la rivoluzione toponomastica di Latina si caratterizza per due peculiarità, di segno quasi opposto. Infatti, da un lato, si conservano alcune denominazioni che strizzano l’occhio al passato: la delibera del 1944, ad esempio, lascia immutati alcuni toponimi che ricordano martiri della causa fascista, come Via Giovanni Berta e Via Mario Sonzini (che cambieranno nome solo successivamente). Il caso più evidente e problematico, poi, è il parco cittadino, che – di riffa o di raffa – è stato di fatto intitolato ad Arnaldo Mussolini fino al 2017. La seconda particolarità consiste nel fatto che, insieme agli odonimi più spiccatamente fascisti e monarchici, l’eccessiva animosità del momento conduce ad eliminarne anche altri molto meno “compromettenti”: ad esempio, Viale XVIII Dicembre – data di inaugurazione della città – venne ribattezzato Viale Martiri di Belfiore, riacquistando il toponimo originario soltanto negli anni ‘50.
 
L’espansione urbanistica
Successivamente, le intitolazioni di nuove strade e piazze sono avvenute più o meno gradualmente, di pari passo con l’ingrandirsi della città nel Dopoguerra. Tuttavia, a partire dagli anni ‘70, l’urbanizzazione di alcune zone e la risistemazione di altre costituiscono lo scenario della seconda rivoluzione odonomastica.
In questo periodo, infatti, viene completamente stravolta la pianta di 4 zone della città in particolare, ed assieme all’assetto urbanistico cambia anche quello toponomastico. La prima di queste zone si trova nel Rione Isonzo, in corrispondenza di dove oggi sta l’enorme area mercato di Piazzale della Fiera: proprio per consentire la costruzione di questo spazio commerciale, vengono demolite molte strade del rione, tutte dedicate a comuni della Provincia di Latina. Alcune denominazioni, però, come Via Pontinia e Via Fondi, vengono poi riutilizzate. Un’altra zona, che si connota per avvenimenti simili, si trova lungo Via del Lido, tra la S.R. 148 Pontina e Viale Giorgio De Chirico: qui il preesistente insediamento (praticamente viuzze di campagna, dedicate a città italiane) scompare completamente per far posto alle villette del Quartiere Persicara ed alle sue vie intitolate ad artisti del ‘900. Se si fa attenzione alle mappe, però, si nota che i tracciati delle nuove strade ricalcano a volte quelli delle vie demolite.
Le zone più colpite dal riassetto onomastico sono, però, altre due: una è la Lottizzazione Asves, l’altra si trova nel Quartiere Italia, lungo Via dell’Agora. Anche qui la pianta stradale viene ridisegnata e varie strade sono demolite, ma in campo odonomastico vengono compiute scelte poco ponderate. Nella zona Asves, ad esempio, alcune vie sopravvivono ma sono private del nome: si prenda Via Alfonso Volpi, che corrisponde a Via Montecarlo ed al vicolo pedonale che la congiunge a Via Bonn; vicolo che non possiede, ad oggi, una denominazione. Nel Quartiere Italia, invece, alle strade sopravvissute il nome viene cambiato, ma senza particolari motivi: Via Gabriele D’Annunzio diventa Via Pyre, mentre Via Suessa Pometia viene ribattezzata Via Veio.
 
La “civilizzazione” dei Borghi
Per vedere la terza rivoluzione bisogna attendere i primi anni ‘90 ed occorre spostarsi dalla città ai Borghi. Nel tempo, infatti, anche le frazioni-satellite di Latina si sono espanse e si sono create numerose nuove aree senza nome: col condivisibile obiettivo di affrontare questo problema, il Comune si arma di buona volontà e revisiona la toponomastica borghigiana. I risultati, tuttavia, sono molto meno buoni delle intenzioni che hanno spinto gli amministratori locali ad intervenire.
Infatti, l’esito di quest’intervento è quasi un’epurazione, molto vicina a quella già vissuta dalla toponomastica dopo la caduta del fascismo: stavolta, però, non si tratta di un’epurazione dettata da motivazioni politiche, ma sembra quasi che si voglia “civilizzare” (tra molte virgolette) il popolo delle campagne sopprimendo con un colpo di spugna i vecchî odonimi e rimpiazzandoli con altri, forse anche più “civili”, ma senz’altro molto meno attinenti alla storia del territorio. Ecco quindi che, a Borgo Podgora, scienziati italiani e stranieri, che evidentemente non han trovato spazio in città, spodestano dal loro decennale trono i precedenti odonimi, tutti relativi a figure tipiche delle paludi e dei campi bonificati (ad esempio Strada del Buttero, Strada della Carbonaia, Strada del Trebbiatore, Strada della Vendemmia). A Borgo Carso le denominazioni riferite alla storia locale vengono sostituite con storici e statisti dell’antica Grecia. A Borgo Faiti le vecchie denominazioni dedicate alla storia di San Paolo, che in quei luoghi transitò, vengono cancellate per far posto alle famiglie nobili del Lazio; peraltro, quasi tutti conti di qualcosa (Via Conti dei Marsi, Via Conti di Sora, Via Conti d’Anagni e così via).
L’unico caso in cui questa rivoluzione ha portato beneficî è stato quello di Borgo Isonzo. Difatti, le strade di questa frazione erano tutte dedicate a pesci e molluschi; cosa poco comprensibile se si pensa che il Borgo dista dal mare circa 11 chilometri. Le vie della frazione, oggi, sono invece dedicate a studiosi e storici del territorio pontino, nonché ad artisti di rilevanza locale.
 
Dall’attenzione per la storia locale agli strafalcioni del 2008
Il periodo 1993-2002 vede il Comune di Latina governato dalla giunta di Ajmone Finestra, figlio di pionieri della bonifica e letteralmente innamorato della città e della sua storia. Le intitolazioni significative di questo periodo sono molte e spesso rispecchiano i sentimenti del Sindaco: egli infatti agisce con l’obiettivo di salvaguardare la storia locale e la memoria dei suoi personaggi, costellando il centro cittadino di vie e larghi dedicati a figure meritorie, pionieri della bonifica e non. Oltretutto, cerca di agire senza creare troppi disguidi alla cittadinanza, attribuendo le nuove denominazioni ad aree senza nome o comunque senza numeri civici.
Il documento principale da questo punto di vista è la delibera di Giunta n. 2308 del 21 dicembre 1996, che istituisce una sessantina di nuovi odonimi, con l’obiettivo, espressamente dichiarato, di “non creare, possibilmente, problemi ai cittadini e sconvolgere l’assetto residenziale esistente”. Un ruolo di primo piano in quel frangente toccò anche a Tommaso Stabile, storico della Bonifica e membro della Commissione Toponomastica, che scelse buona parte dei personaggî da omaggiare con le nuove intitolazioni, che egli stesso definì “maestri di cultura e coraggiosi pionieri in un ambito storico di difficile gestione”. Seguono varie altre delibere, tra il 2000 ed il 2002, sempre volte a ricordare i protagonisti della Bonifica, per tributare il giusto riconoscimento ai “valori umani e sociali alla base della storia del territorio e che hanno accompagnato la fondazione della città” (come si legge nella delibera di Giunta 444/2000). Si può dire, insomma, che una spinta considerevole nell'evoluzione della toponomastica cittadina sia da attribuire proprio all'opera di Ajmone Finestra.
Dopo di lui, il diluvio. La toponomastica passa in secondo piano, l’espansione urbanistica continua e non si provvede a denominare le nuove aree di circolazione che sorgono un po’ in tutto il territorio comunale. Ogni tanto si cerca di affrontare la situazione, ma opposizione e maggioranza non riescono mai a trovare un accordo soddisfacente. Solo intorno al 2007 le persistenti lamentele di alcuni cittadini che non ricevono più la posta o che non riescono a farsi trovare, perché di fatto senza indirizzo, convincono il Comune ad intervenire. Viene così approvata il 15 febbraio 2008 la delibera di Consiglio n. 5, cui s’accompagna un consistente elenco di nuovi toponimi (l’Allegato A); seguita, dopo poco tempo, dalla delibera di Consiglio n. 97. Se non le avessero fatte, sarebbe stato meglio. È vero, vengono risolti molti fastidiosi problemi dotando strade, prima anonime, di una precisa denominazione, ma questi pregî quasi svaniscono di fronte all’approssimazione, alla sciatteria, all’imprecisione con cui i nuovi nomi sono scelti.
Partiamo dalla considerazione che molte strade di campagna vengono chiamate con toponimi locali e facendo riferimento soprattutto a varî canali di bonifica. Sarebbe tutto bellissimo e più che mai opportuno, se questi canali e queste località fossero almeno nelle vicinanze della relativa strada: invece a Borgo Isonzo s’intitola Strada del Quinto, che ricorda un fosso che corre esclusivamente nel comune di Nettuno; lungo Strada Nascosa, nei pressi della chiesa di San Matteo, molte strade ricevono toponimi che si riferiscono a località comprese tra Le Ferriere e Campoverde; ed altre strade sparse ricordano canali di bonifica situati a Sezze e Terracina. “Spostamenti” indebiti di toponimi locali avvengono anche per zone ricadenti all’interno del Comune di Latina: ad esempio, in località Farneto troviamo Strada Mazzacornuta (antico casale vicino all’Aeroporto Comani) e Strada Passo Genovese (antico nome di Borgo Sabotino). A dire il vero, il consigliere Maurizio Mansutti aveva fatto notare con fermezza questa circostanza, ma il consigliere Lucantonio gli aveva risposto che, essendo Latina capoluogo di provincia, è logico che ricordi nelle sue strade località di tutta la provincia (lo dice qui, a pag.14). Va precisato, però, che questa tendenza era già in voga da tempo, tanto che perfino la giunta Finestra ha attribuito, qualche volta, delle intitolazioni, per così dire, “fuori luogo”: la delibera 5/2008, tuttavia, ha seguito quest’impostazione molto più estensivamente rispetto al passato.
A quanto detto, vanno aggiunte altre gravi criticità, come duplicazioni o semiduplicazioni di toponimi (due Via Gallura a pochi metri di distanza l’una dall’altra, una Strada Tiglio in località Farneto ed una Via del Tiglio a Latina Scalo, ecc.). Approssimative ed imprecise sono anche le targhe stradali apposte nello stesso periodo, sia sulle strade di nuova intitolazione che su altre: a grafie scorrette (vedi il caso eclatante di Strada Luigi Questa) s’alternano didascalie esplicative del tutto sbagliate (come per Via Moncenisio, una montagna del Piemonte definita “catena montuosa delle Dolomiti”, o per Via Pietro Antonio Locatelli, musicista divenuto aviatore).
 
La situazione attuale
Dopo l’intervento quasi emergenziale del 2008, la toponomastica passa di nuovo in secondo piano. Tuttavia, a seguito dell’elezione del Sindaco Damiano Coletta, pare che la materia stia tornando all’attenzione degli amministratori e della città. Nel 2017 il Consiglio comunale ha infatti approvato un nuovo regolamento sulla toponomastica (delibera 8/2017) ed il Comune ha aderito al progetto “Toponomastica Femminile”, per intitolare 3 strade a 3 donne. È stato anche pubblicato, sul sito istituzionale del Comune, un avviso rivolto alla cittadinanza, che dal 12 al 28 aprile 2017 ha potuto proporre 3 nomi femminili (uno di rilevanza locale, uno nazionale ed uno internazionale) per l’intitolazione di vie e piazze. L’iniziativa è sfociata nella delibera di Consiglio 45 del 2017, che ha intitolato Piazza Ilaria Alpi, Parco Susetta Guerrini e Via Ada Wilbraham Caetani. Con la stessa deliberazione, tra mille polemiche, è anche stato intitolato a Falcone e Borsellino il parco comunale, che in precedenza era chiamato Parco Arnaldo Mussolini.
Va detto, comunque, che la giunta Coletta, nonostante l'apprezzabile impegno sul versante della toponomastica, si è fatta riconoscere per il ritardo con cui ha dàto attuazione alle delibere: basti pensare che, su 11 toponimi deliberati nel 2017, solo uno, il Parco Falcone e Borsellino, è stato trasferito dalla teoria alla pratica, con tanto di cerimonia solenne ed alte cariche dello Stato invitate ad assistere. Per tutti gli altri, dopo una breve polemica, sono state fissate delle piccole cerimonie scaglionate tra febbraio e maggio del 2018 (talvolta ritardate, per motivi oscuri, al 2019).
Oltre ai ritardi, talvolta, si è resa protagonista anche di incidenti procedimentali di rilievo, come avvenuto nel 2021 con Via Altiero Spinelli, intitolata sulla base di una mozione del 2014 ma senza approvare una delibera che ufficializzasse il contenuto della mozione e senza il necessario nullaosta del Prefetto.